Dal 1979 la storia non è poi cambiata così tanto.
Anzi, forse stiamo tornando indietro nutrendo massacri 2.0.
Non c’è spargimento di sangue, non dilaga l’aicmofobia e nessuno si ritrova con la testa canuta prima del patibolo.
A volte non si realizza che la testa è rotolata da qualche parte; altre, si realizza passato un po’ di tempo; altre ancora non si realizza per niente.
Il succo è che quando una persona dà impiccio si blocca su Facebook.
Per chi non sapesse cosa significa, lo spiego in breve:
La persona ingombrante non viene soltanto cancellata (primo step: invito al patibolo), cioè rimossa dalla lista amici, ma viene anche bloccata (secondo step: testa che rotola), il che significa che le viene celata qualsiasi tipo di attività. Non potrà più vedere l’utente “bloccante” ne le sue interazioni.
(Non potrai mai più farti i cazzi suoi)
Controindicazione: DISAGIO.
La ghigliottina digitale non uccide, quindi il soggetto bloccato ri-incontrerà in qualche modo il soggetto bloccante.
C’è da dire che è una pratica interessante, molto vigliacca e a tratti divertente a causa delle motivazioni schizofreniche, che sono veramente disparate.
La cosa che mi atterrisce è che così facendo si perde soltanto la dignità e, sinceramente, anche un po’ d’umanità.
Non si può far finta che la persona bloccata scompaia magicamente dall’etere e dalla vita reale.
E’ un’illusione nella quale troppi si rifugiano.
Quanto sarebbe più facile mandarsi a cagare a voce?
Oppure parlare in maniera civile?
Ma siamo troppo egoisti e codardi.
Oppure ce ne frega talmente poco della reazione altrui che non vogliamo nemmeno sprecarci il fiato, ma in ogni caso credo che questo taglio drastico sia una punizione, con tutti i migliori motivi del mondo, leggermente esagerata e ridicola.